Il lamento del Ney di Jalâl ed-Dîn Rûmî

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È uno dei testi più noti della letteratura persiana. È il primo capitolo del Mathnawi, la grande opera di Jalâl ed-Din Muḥammad Balkhi, detto Rûmî. Nato a  Balkh nel Khorasan (attuale Afghanistan) nel 1207 e morto a Konya (attuale Turchia) nel 1273. Nel 1219, di fronte all’arrivo dei Mongoli, la sua famiglia fuggì e si stabilì a Konya nel Sultanato di Rûm.  È a questo che deve il suo nome di Rûmi, in quanto questa regione faceva precedentemente parte dell’Impero romano-bizantino. È anche comunemente chiamato Mawlana, il nostro maestro, perché è venerato come tale in molte confraternite sufi. Questi versi di Rûmî sono stati cantati e interpretati da molti artisti, di alcuni dei quali troverete estratti audio o video nell’articolo: Rûmî : Ecoute le ney Bishnow az ney  

Mathnawi, versi 1-35

بشنو از نی، چون حكایت میكند      واز جدائی ها شكایت میكند
Ascolta il ney (il flauto di canna) che racconta una storia che lamenta la separazione

I primi manoscritti, a partire dal XIII secolo, presentano una variante per questo verso:
بشنو این نی چون شكایت میكند     از جدائیها حكایت میكند
Ascoltate come lamenta le separazioni che racconta questa storia
Il tema della separazione è uno dei più ricorrenti nella poesia araba (firâq), persiana (jodâ) e indiana (virah). La separazione degli amanti racconta anche la separazione tra l’anima e la sua origine, tra l’uomo e Dio.

کز نیستان تا مرا ببریده اند از نفیرم مرد و زن نالیده اند
“Da quando sono stato tagliato dal canneto, il mio lamento fa gemere uomini e donne.

La canna è stata tagliata dal suo canneto, dal suo ambiente originario, è stata scavata e trasformata in un flauto, ma è proprio nel punto in cui è stata tagliata che si produce il suono e questo suono non potrà che esprimere un lamento. Questo lamento è anche quello dell’anima umana, che aspira a trovare la sua origine

سینه خواهم شرحه از فراق تا بگویم شرح درد اشتیاق
Voglio un seno diviso dalla separazione per spiegare il dolore della mancanza

Qui è la parola araba firāq che viene usata per dire separazione e anche un’altra parola araba, presente in molte poesie e canzoni, la parola ishtiāq che esprime la mancanza dovuta all’assenza. Un’altra parola chiave in questo versetto è la parola sharḥ la cui radice verbale araba significa aprire, dilatare, dividere, tagliare, ma anche comunemente commento e il sostantivo commento, spiegazione erudita, che deriva dall’aver tagliato un testo, per fare un commento parola per parola. Ora, in questo stesso versetto questa radice verbale è usata in due sensi diversi: prima compare l’espressione sharḥeh sharḥeh che significa tagliato a pezzi, fatto a pezzi, e poi il fatto di pronunciare un commento tā beguyam sharḥ che letteralmente significa affinché io dica un commento. Questa è l’immagine: il petto, il ventre della canna di ney è stato scavato per fare un flauto, questo vuoto fa sentire la mancanza, è stato aperto, tagliato a pezzi, fatto a pezzi e ora sente la mancanza. Tutto questo è accaduto perché egli potesse spiegare il dolore della mancanza, commentarlo, farlo capire agli uomini e alle donne di questo mondo.

هر كسی كاو دور ماند از اصل ِ خویش      باز جوید روزگار وصل ِ خویش
Chi rimane lontano dalla sua origine, cerca di nuovo il momento della sua unione.

Una sottile assonanza tra ‘asl l’origine e wasl l’unione. Lontano da ‘asl la canna cerca waslWasl è una delle parole che indica l’unione dei due amanti, l’unione mistica dell’anima con Dio.

من به هر جمعیتی نالان شدم جفت      بَد حالان و خوش حالان شدم
Sono stato un lamento in ogni assemblea associata a coloro il cui stato d’animo è infelice e a coloro il cui è felice. 

Il sentiero del mistico è composto da stadi (maqamāt) e stati (ḥālān). Lo stato (ḥāl) è la condizione particolare in cui si trova colui che sperimenta la separazione o l’unione. Qui c’è un doppio significato: il flauto era il compagno che accompagnava sia gli ḥālān cattivi, quelli in uno stato cattivo, tristi, sofferenti, sia quelli che sono khūsh ḥālān, in un essere buono, gioiosi, felici. Ma anche questo può essere interpretato in due modi: o colui il cui stato è cattivo è colui che ignora la propria origine e quindi non ha ancora intrapreso il cammino o colui il cui stato è sofferente perché sta sperimentando la separazione. Lo stato buono sarebbe quindi quello di chi è alla ricerca o di chi è buono perché sta sperimentando l’unione. Il flauto accompagna ogni tipo di incontro, ma la sua corda segreta esprime il dolore. Infatti, secondo l’esperienza dei mistici, quando sperimentano l’unione con l’amato, essendo totalmente trasportati in lui, non esprimono più la loro individualità, non suonano più il flauto, l’unione è uno stato segreto.

هر كسی از ظنّ خود، شد یار من از درون من نَجَست اسرار من
Ognuno dal suo giudizio arbitrario è stato mio compagno, dal mio interno non ha cercato i miei segreti.

La parola ṭhann indica l’opinione che si ha di qualcosa, un pensiero che può essere infondato o addirittura malevolo, falso, in generale. Qui il flauto ci invita a cercare un significato dall’interno. È stato scavato, ed è da questa mancanza che dobbiamo cercare, trovare la sua origine, il suo segreto.  Ogni essere umano ha un corpo, ma è lì che risuona il respiro, lì che inspiriamo ed espiriamo, lì che possiamo trovare ciò che non appare. Qui il flauto dice: viene da dentro di me. Non hai cercato i miei segreti da dentro di me.

سِرّ من از نالۀ من دور نیست        لیك چشم و گوش را آن نور نیست
Il mio segreto non è lontano dal mio lamento, ma questa luce non è per gli occhi o per le orecchie.

La parola sirr è importante, è il segreto, quello dell’esperienza di unione con l’amato. Il dolore della separazione è già una luce, un segno di questa unione. Il flauto cerca ciò da cui è stato separato 

تن ز جان و، جان ز تن مستور نیست        لیك كس را دیدِ جان دستور نیست
Non c’è velo che separi il corpo dall’anima, né l’anima dal corpo, ma non è nell’ordine delle cose che qualcuno veda l’anima

آتش است این بانگِ نای و، نیست، باد هر كه این آتش ندارد، نیست باد
Questo grido della nāy è fuoco, non è aria chi non ha questo fuoco non sia più

Sentire il dolore della separazione e quindi gridare è un segno di vita, è il fuoco dell’amore divino che anima questo soffio vitale, non è solo aria. Cosa possiamo augurare a chi non sente questo dolore, a chi non è animato da questo fuoco? Che non sia più prigioniero di se stesso, che cerchi l’unione con la sua origine per dimenticare se stesso. Questo è il grande tema della scomparsa dell’io di cui parlano tutti i mistici. Chi cerca l’unione con l’altro dimentica se stesso, l’io scompare e contempla solo l’amato. Questo si chiama fanā

آتش ِعشق است كاندر نی فتاد       جوشش عشق است كاندر می فتاد
È il fuoco dell’amore che sta dentro il nāy è il ribollire dell’amore che sta dentro il vino

È lo spirito che produce la fermentazione del vino, il succo che diventa alcolico è un’immagine dello spirito che gli viene aggiunto, è come se la vita fosse infusa in ciò che è senza vita, le bevande alcoliche sono infatti chiamate, anche in francese, “spiritueux”. Così, l’amore è una forza che mette in moto, che infonde vita, che fa bollire la vita dell’espr, che la vivifica.

نی حریف هر كه از یاری بُرید       پرده هایش های ما درید
Il flauto di canna è il vicino che condivide (il dolore) di chi è stato tagliato fuori lontano dall’amico le sue note in armonia strappano le nostre vele

 Ancora una volta il tema dell’amico onnipresente nella poesia persiana. Questo amico è l’amato che ci insegna tutto. Invano ci chiediamo se questo amico sia divino o umano, perché è solo attraverso l’esperienza umana dell’amore gratuito per l’amato di questo mondo che conosciamo l’amore divino che abita in noi e ci chiama. È attraverso l’esperienza dell’amore umano che si squarcia il velo dell’invisibile spirito d’amore che ci abita e ci dà vita. Quando sentiamo il dolore della separazione da un amico, da un amato, sulla terra, la realtà dello spirito ci appare, la riconosciamo e cerchiamo l’unione. In questo versetto abbiamo un abile gioco di parole sulla parola velo, pardeh, che al plurale significa anche la scala musicale suonata dal flauto. Ogni essere umano, animato dal soffio divino, è un flauto, e il flauto che risuona con le note del nostro amico ci fa vibrare, ci anima e squarcia il velo sulla realtà dello spirito che, sebbene nascosto e invisibile, è il nostro vero soffio, la fonte della vita.

همچو نی زهری و تریاقی كه دید       همچو نی دمساز و مشتاقی كه دید
Chi ha visto uniti veleno e antidoto come nel flauto?       Chi ha visto riuniti, come nel flauto, colui che condivide il dolore e desidera l’amata?

Nelle poesie d’amore l’amore e la persona amata sono spesso contrapposti. L’uno desidera l’altro e soffre per la separazione; l’altro, l’amato, è colui che si ritira, si allontana e fa soffrire l’amante. Egli è spesso accusato di freddezza e indifferenza alle pene d’amore. Qui, invece, il poeta afferma che le due figure sono qui riunite nell’immagine del flauto, che con la sua musica dà vita e fa risuonare al suo interno l’amato stesso, che lo anima con il suo respiro e ne ispira la ricerca.

نی حدیث راهِ پُر خون میكند     قصه های عشق ِ مجنون میكند
Il nāy racconta il percorso pieno di sangue delle storie d’amore di Majnûn

Qui, l’evocazione della famosa coppia di amanti, Leyla e Majnun, che non riuscirono a ricongiungersi nelle nozze. Ma Majnun, l’amante folle, dichiara che non è più lui a vivere, ma Leyla a vivere in lui. Non gli manca più; l’ha desiderata così tanto che ha sperimentato il mistero dell’unione con la sua amata, nonostante la sua lontananza. È stato il poeta persiano Nezami a riprendere l’antico tema di questi amanti, che erano stati celebrati nella poesia araba. Anche molti altri mistici persiani hanno ripreso la storia di questo amore, che è onnipresente nella letteratura persiana e ha attraversato ogni confine, penetrando in India e oltre.

محرم این هوش، جز بی هوش نیست مر زبان را مشتری، جز گوش نیست
      Nessuno ha accesso a questa comprensione se non chi è privo di intelletto l’unico acquirente della lingua è l’orecchio

La comprensione di questo racconto delle pene d’amore è affidata all’orecchio; dobbiamo abbandonare la ricerca intellettuale e abbandonarci al suono del flauto, che evoca e risveglia alla percezione della realtà spirituale: esso esprime l’aspirazione più profonda dell’anima, un’aspirazione spesso soffocata dalle attività e dai ragionamenti che occupano il nostro intelletto. Qui l’attività cosciente dell’intelletto è significata dalla parola hūsh, usata due volte: la prima ci dice che non tutti possono accedere a questa comprensione, solo il mahram, colui che ha accesso all’haram, a ciò che è protetto, è colui che può entrare nell’harem; la seconda volta è per dirci che bisogna perdere la coscienza di sé, bisogna essere “bī hush“, “senza hūsh” per penetrarla. Essere senza hūsh per accedere all’hūsh, abbandonare la nostra concezione intellettuale dell’amore, per accedere alla realtà dell’amore, per sperimentare il suo desiderio e il suo dolore quando è il canto dell’amato a provocarli. Perché ciò avvenga, il nostro orecchio deve essere veramente in grado di ascoltare le parole che escono dalla bocca dell’amato, il suo richiamo e la sua melodia, e non ciò che intellettualmente immaginiamo e prevediamo di lui, senza averlo incontrato, senza che la sua musica ci abbia cullato.  

در غم ما روزها بیگاه شد روزها با سوزها همراه شد
Nel nostro dolore i giorni sono diventati uguali i giorni che bruciano sono diventati nostri compagni di viaggio

Aver ascoltato il flauto dopo aver abbandonato l’attività intellettuale che occupa la mente, significa accettare di farsi trasportare dal lamento del flauto, di sentire il desiderio dell’amato, di rendersi conto della distanza che ci separa da lui. Ma non ci importa se il compagno che compie il viaggio con noi è l’amato stesso, di cui sentiamo la voce che ci guida all’incontro. Qui, il canto del nāy è diventato “hamrāh” colui che fa il cammino con noi, abbiamo accolto il suo lamento ed esso ci accompagna, ma il lamento stesso nasce dal richiamo dell’amato, è la sua voce stessa

روزها گر رفت، گو رو، باك نیست تو       بمان، ای آنكه چون تو، پاك نیست
Se i giorni sono passati, di’: vai, non restare in ansia, o tu che non sei puro come te.

Non importa i giorni di dolore se sono un segno della presenza dell’amato, un’espressione del mio amore per lui.

هر كه جز ماهی، ز آبش سیر شد هركه بی روزیست، روزش دیر شد
Solo il pesce non è saziato dall’acqua chi è privo delle necessità del cibo, il suo giorno è lungo

Chi è alla ricerca dell’amato è come il pesce che non riesce a bere l’acqua che lo circonda, sa di essere circondato dall’amato, ma senza poterlo raggiungere non riesce a soddisfare la sua sete. Colui che non ha nulla per cui vivere quotidianamente è colui che non vede la presenza dell’amato che sazierebbe la sua fame e la sua sete, nulla tra i beni terreni può davvero porre fine alla sua fame, è invano che cerca ciò che può sfamarlo

درنیابد حال پخته، هیچ خام       پس سخن كوتاه باید، والسلام
Chi non è maturo non può capire lo stato di chi è maturo, quindi devo essere breve e questo è tutto.

بند بگسل، باش آزاد، ای پسر       چند باشی بند سیم و بند زر
Sciogli i tuoi legami, sii libero, o figlio per quanto tempo sarai schiavo dell’argento e dell’oro?

In questi versi viene presentato il cammino del discepolo che deve iniziare liberandosi dai beni terreni. È il saggio che lo accoglie e lo guida in questo cammino, chiamandolo figlioF

گر بریزی بحر را در كوزه ای چند   ُگنجد؟ قسمت یك روزه ای
Se si versa il mare in un vaso, quanto può contenere? La porzione che vi viene data ogni giorno

Ancora una volta compare la nozione di pane quotidiano, ciò che è necessario per il sostentamento di ogni giorno. Non possiamo accumulare beni; dobbiamo confidare che la Provvidenza ci fornisca ogni giorno ciò di cui abbiamo bisogno. Il necessario per ogni giorno è chiamato in arabo rizq e qui, in persiano, rūzeh, che deriva dalla parola rūz, quindi ciò che appartiene al giorno, a ogni giorno 

كوزۀ چشم حریصان پُر نشد تا صدف قانع نشد، پُر دُرّ نشد
Il vaso per l’occhio dell’avido non è mai pieno l’ostrica non è soddisfatta finché non è riempita con una perla

هر كه را جامه ز عشقی چاك شد او ز حرص و عیب كلـّی پاك شد
Colui la cui veste è indossata dall’amore è purificato da ogni avidità e vergogna

شاد باش ای عشق ِ خوش سودای ما ای طبیب جمله علتهای ما
Felicità a te, o amore, tu che sei una benedizione per noi O medico di tutte le nostre malattie

ای دوای نخوت و ناموس ما ای تو افلاطون و جالینوس ما
O cura della nostra superbia e del nostro orgoglio O, tu che sei il nostro Platone e la nostra Galena

جسم ِ خاك از عشق بر افلاك شد      كوه در رقص آمد و چالاك شد
Per amore il corpo terreno era nei cieli la montagna cominciò a danzare e divenne agile

La poesia si riferisce all’ascensione di Gesù e di Maometto come frutto dell’amore che li abitava e anche alla visione che Mosè ebbe di Dio sul Monte Sinai, quando la montagna fu scossa dalla manifestazione di Dio.

عشق، جان طور آمد عاشقا طور مست و، خَرّ موسی صاعقا
L’amore ha dato vita al Monte Sinai, o amanti!     Sinai ubriaco e Mosè cadde colpito da un fulmine

با لب دمساز خود گر جفتمی       همچو نی من گفتنیها گفتمی
Se io stesso fossi in sintonia con un labbro all’unisono con me come l’ancia, direi ciò che va detto

هر كه او از همزبانی شد جدا بینوا شد، گر چه دارد صد نوا
Chi è stato separato da uno che parlava la stessa lingua non riesce a far sentire la sua melodia anche se ne avesse cento per farla sentire

چون كه   ُگل رفت و گلستان در گذشت       نشنوی زآن پس ز بلبل سر گذشت
Quando la rosa se n’è andata e il roseto ha superato il suo tempo, non si sente più la storia dell’usignolo.

Ecco l’evocazione di un altro tema diffuso tra le poesie d’amore mistiche: la storia dell’usignolo che canta il suo amore per la rosa che non riesce a raggiungere 

جمله معشوق است و، عاشق پرده ای زنده معشوق است و، عاشق مُرده ای
L’amato è l’interezza e l’amante è un velo vivo è l’amato, l’amante è una persona morta

C’è un velo tra l’amante e l’amato, anche se l’amato è percepibile nella totalità dell’esistente è la persona stessa dell’amante che ne impedisce la visione: dobbiamo abbandonarci, dimenticarci di noi stessi, per scoprire veramente l’altro altrimenti sarà sempre l’immagine che ci forgiamo a velare la percezione dell’unicità dell’amato

چون نباشد عشق را پروای او او چو مرغی ماند بی پر، وای، او
Quando l’amore non gli presta più attenzione, egli rimane come un uccello senza ali, povero di se stesso

من چگونه هوش دارم پیش و پس       چون نباشد نور یارم پیش و پس
Come potrei essere consapevole di ciò che è prima o dopo?       Quando la luce del mio amico non è né prima né dopo

عشق خواهد كاین سخن بیرون بود آینه غمّاز نبود، چون بود ؟
l’amore vuole che questa parola sia espressa lo specchio non riporta più [ciò che vede], ciò che c’è

آینه ات دانی چرا غمّاز نیست        زآنکه زنگار از رخش متاز نیست
Sapete perché il vostro specchio non rende?        Perché la ruggine non è stata rimossa dalla sua faccia.

بشنوید ای دوستان این داستان خود حقیقت نقد حال ماست آن
O amici, ascoltate questa storia, la verità è che si tratta di un’analisi del nostro stato spirituale.