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Questo primo testo sul tema dell’amico introduce il tema dell’unione. Si tratta di un tema importante per i mistici di ogni tradizione che ha spesso generato polemiche. Infatti, quando l’amante è totalmente trasportato nella contemplazione dell’amato, sente ciò che l’altro sente e si identifica con lui, al punto da usare espressioni come: “Io sono te, tu sei me”. Quando si tratta di un dialogo tra la creatura e il suo creatore, questo potrebbe essere interpretato come la creatura che osa pensare a se stessa come al suo creatore. La reazione più rigorosa sarebbe: “Chi sei tu per prenderti per Dio? Eppure questa esperienza e questo sentimento sono al centro di ciò che gli amanti sperimentano quando riposano l’uno nell’altro.
Questo tema compare anche nella Bibbia, che già dice in Genesi 2,24: “Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due diventeranno una cosa sola”.
Oppure nel versetto del Cantico dei Cantici 2:16: “Il mio amato è mio, e io sono colui che pasce le sue pecore tra i gigli”.
O il famoso versetto del Levitico 19,18: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”.
Anche nel Vangelo le parole di Gesù usano un linguaggio che ricorda il dialogo tra gli sposi del Cantico dei Cantici: “Chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto” (Gv 15,5).
E ancora: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. (Matteo 16, 24)
Anche gli apostoli ci parlano dell’unione tra i fedeli e Cristo:
Ecco cosa ci dice l’apostolo San Giovanni a proposito della visione di Dio: “Carissimi, anche ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è ancora stato manifestato. Ma sappiamo che quando sarà manifestato, saremo simili a lui, perché lo vedremo come egli è”. (Prima lettera di San Giovanni)
O l’apostolo San Paolo: “Io vivo, ma non sono più io, bensì Cristo vive in me”. (Lettera ai Galati 2:20).
Anche in molte tradizioni spirituali dell’Islam troviamo parole che descrivono esperienze simili di unione tra il fedele e Dio, l’Amato:
Nell’hadith di Bukhary 6250 (edizione Dar us-salâm, In-book ref. Libro 79, Hadith 24, USC-MSA Volume 8, Libro 74, Hadith 267; Sahih Mouslim, n°2155):
قَالَ سَمِعْتُ جَابِرًا ـ رضى اله عنه ـ يَقُولُ أَتَيْتُ النَّبِيَّ صلى الله عليه وسلم فِي دَيْنٍ كَانَ عَلَى أَبِي فَدَقَقْتُ الْبَابَ فَقَالَ ” مَنْ ذَا “.فَقُلْتُ أَنَا. فَقَالَ ” أَنَا “. كَأَنَّهُ كَرِهَهَا.
Disse: Ho sentito Jābir – che Dio si compiaccia di lui – dire: Sono venuto dal Profeta, che la preghiera e la pace di Dio siano su di lui, a proposito di un debito che gravava su mio padre, ho bussato alla porta ed egli ha detto: “Chi è?” e io ho detto: “Io” e lui ha detto: “Io io” come se lo disprezzasse.
Possiamo interpretare questo versetto e il rimprovero del Profeta nel senso che possiamo tradurre “Io (sono) io” e possiamo immaginare che colui che ha bussato non avrebbe dovuto mettere al primo posto la propria persona affermando la propria identità. Come vedremo nei seguenti passi di El-Hallāj, Nezāmi o Jalāl ad-Dīn Muhammad Rūmī, colui che è è l’Amato.
Nell’hadith 38 di al-Nawāwi (3602 Bukhary):
عن أبي هريرة رضي الله عنه ، قال : قال رسول الله صلي الله عليه وسلم : إن ألله تعالى قال : من عادى لي وليا فقد آذنته بالحرب ، وما تقرب إلي عبدي بشيء أحب إلي ما افترضته عليه ، ولا يزال عبدي يتقرب إلي بالنوال حتي أحبه ، فإذا أحببته كنت سمعه الذي يسمع به ، وبصره الذي يبصر فيه ، ويده التي يبطش بها ، ورجله التي يمشي بها ، ولئن سألني لأعـطينه ، ولئن استعاذ ني لأعيذ نه
Secondo Abû Hurayra, che Dio sia soddisfatto di lui: il Messaggero di Allah, che la preghiera e la pace di Dio siano su di lui, disse:
“Dio, l’Altissimo, ha detto: chiunque sia nemico di uno dei miei parenti [walī], io gli dichiaro guerra e il mio servo non si avvicina a me se non con qualcosa di più gentile di quello che gli ho imposto, e il mio servo non cessa di avvicinarsi a me con opere supererogatorie finché non lo amo, e quando lo amo, io sono il suo udito con cui ascolta, la sua vista con cui vede, la sua mano con cui prende, il suo piede con cui cammina e se mi chiede, io gli do, se cerca rifugio presso di me, io lo proteggo”. “
Nel mistico El-Hallāj:
رأيت حبّي بعين قلبي فقلت : من أنت ؟ قال أنت
Ho visto il mio amore con l’occhio del cuore e gli ho chiesto: “Chi sei?”. Lui ha risposto: “Tu”.
Dalla poesia Leyly Majnun di Nezāmi:
عشق است خلاصه وجودم عشق آتش گشت و من چو عودم
La sostanza della mia esistenza è l’amore l’amore è diventato fuoco e io sono come il legno
عشق آمد و خاص کرد خانه من رخت کشیدم از میانه
L’amore è venuto e ha consacrato la casa Ho fatto sparire le mie cose
با هستی من که در شمارست من نیستم آنچه هست یارست
Anche se contano la mia presenza io non sono, ciò che è l’amico
Ed ecco un esempio tratto dal Masnavi (مثنوی معنوی) di Jalāl ad-Dīn Muhammad Balkhī Rūmī (جلال الدین محمد بلخى رومی ):
Masnavi, Libro 1, versetti 3056-3063 o 1.149.1-1.149.9:
قصۀ آن كس كه در یاری بكوفت، از درون گفت كیست؟ منم، گفت چون تو توی در نمی گشایم که کسی از یاران را نشناسم كه من باشد
Storia di chi bussa alla porta di un amico, da dentro (l’amico) dice: “Chi è?”, lui risponde: “Sono io”, (l’amico) dice: “Visto che sei tu non apro la porta perché non conosco nessuno tra gli amici che sia “io””.
آن یکی آمد در یاری بزد گفت یارش کیستی ای معتمد
Un certo uomo arrivò e bussò alla porta di un amico (yār) Il suo amico disse: “Chi sei tu, o persona affidabile” (mu’tamad colui di cui mi posso fidare)
L’amico è indicato in persiano con due termini: yār e dūst.
گفت من گفتش برو هنگام نیست بر چنین خوانی مقام خام نیست
Egli disse: “Io”, e [l’altro] gli disse: “Vattene, non è questo il momento per uno che è crudo (o acerbo, immaturo) non c’è posto a questa tavola”.
خام را جز آتش هجر و فراق کی پزد وا رهاند از نفاق
Per colui che è creduto, oltre al fuoco dell’esilio e della separazione chi potrebbe cucinarlo, chi potrebbe liberarlo dalla doppiezza?”.
Chi ha appena intrapreso un cammino spirituale è ancora acerbo (khām), acerbo, non cotto dal fuoco dell’amore provato attraverso l’esilio (hijr), l’allontanamento, la separazione (firāq), la sofferenza di non essere ancora unificato, in armonia (nifāq).
All’inizio del Masnavi, è il flauto che viene separato dal suo luogo d’origine, la canna è stata tagliata per fare un flauto, soffiando dove è stato tagliato, si verifica un lamento: brucia d’amore, separato dalla sua origine. (Vedi: Rûmî: Ascolta il ney Bishnow az ney)
رفت آن مسکین و سالی در سفر در فراق دوست سوزید از شر
Questo povero (meskyn miserabile) si allontanò per un anno in un viaggio nella separazione (firāq) dell’amico (dūst) fu bruciato dalle scintille
پخته گشت آن سوخته پس باز گشت باز گرد خانهٔ همباز گشت
Fu cucinato questo bruciato poi tornò tornò girando intorno alla casa (khāne) dell’amico (hambāz compagno di giochi, che gioca insieme)
حلقه زد بر در بصد ترس و ادب تا بنجهد بیادب لفظی ز لب
Girò intorno alla porta con un centinaio di timori e cortesie, in modo che un’espressione poco lucida non gli lasciasse le labbra.
بانگ زد یارش که بر در کیست آن گفت بر در هم توی ای دلستان
Il suo amico (yār) diede voce: “Chi è alla porta?”. Egli rispose: “Anche tu sei alla porta, o amato (delsetān colui che toglie il cuore)”.
گفت اکنون چون منی ای من در آ نیست گنجای دو من را در سرا
Disse: “Ora che sei me, o me, tra non c’è posto per due me nella casa (sarā palazzo, dimora, usato per indicare la casa celeste o quella terrena, i due mondi sono anche chiamati due sarā)